Il Manifesto dei Fasci italiani di combattimento – VI giugno MCMXIX

Il Manifesto dei Fasci italiani di combattimento - 6 giugno 1919
Il Manifesto dei Fasci italiani di combattimento – 6 giugno 1919

Il Manifesto dei Fasci italiani di combattimento, alla cui stesura aveva collaborato attivamente Alceste De Ambris, fu ufficialmente pubblicato, il 6 giugno 1919, su Il Popolo d’Italia tre mesi dopo la nascita dei Fasci di Combattimento. Si avanzano numerose proposte di riforma politica e sociale, per far “fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra”, rappresentando la “terza via” tra i due opposti poli e sviluppandosi nell’ambito delle teorie moderniste su l'”Uomo nuovo”. Solo parte di queste furono realizzate durante il periodo del Regime (1922-1943), e che pur riprese successivamente durante la Repubblica Sociale Italiana come la socializzazione delle imprese e dei mezzi di produzione rimasero sostanzialmente inapplicate a causa degli eventi bellici. I Fasci riunirono cittadini italiani accomunati dallo scopo di fermare l’attività bolscevica. La maggior parte dei partecipanti della prima ora furono reduci interventisti della prima guerra mondiale. Molti di loro avevano precedentemente militato in formazioni di sinistra (socialisti, repubblicani, sindacalisti rivoluzionari).

FASCI ITALIANI DI COMBATTIMENTO- Comitato Centrale

MILANO – Via Paolo da Cannobbio, 37 – Telefono 7156

Italiani!

Ecco il programma nazionale di un movimento sanamente italiano.

Rivoluzionario, perché antidogmatico e antidemagogico; fortemente innovatore perché antipregiudizievole.

Noi poniamo la valorizzazione della guerra rivoluzionaria al di sopra di tutto e di tutti.

Gli altri problemi: burocrazia, amministrativi, giuridici, scolastici, coloniali, ecc. li tracceremo quando avremo creata la classe dirigente.

Per questo NOI VOGLIAMO:

Per il problema politico

a) — Suffragio universale a scrutinio di Lista regionale, con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne.

b) — Il minimo di età per gli elettori abbassato ai 18 anni; quello per i Deputati abbassato ai 25 anni.

c) — L’abolizione del Senato.

d) — La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato.

e) — La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell’industria, dei trasporti, dell’igiene sociale, delle comunicazioni ecc. eletti dalle collettività professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e col diritto di eleggere un Commissario Generale con poteri di Ministro.

Per il problema sociale:

NOI VOGLIAMO:

a) — La sollecita promulgazione di una Legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore di lavoro.

b) — I minimi di paga.

c) — La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria.

d) — L’affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici.

e) — La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei trasporti.

f) — Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sull’invalidità e sulla vecchiaia, abbassando il limite di età, proposto attualmente a 65 anni, a 55 anni.

Per il problema militare:

NOI VOGLIAMO:

a) — L’istituzione di una milizia nazionale con brevi servizi di istruzione e compito esclusivamente difensivo.

b) — La nazionalizzazione di tutte le Fabbriche di Armi e di esplosivi.

c) — Una politica estera nazionale intesa a valorizzare nelle competizioni pacifiche della civiltà, la nazione italiana nel mondo.<

Per il problema finanziario:

NOI VOGLIAMO:

a) — Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di vera ESPROPRIAZIONE PARZIALE di tutte le ricchezze.

b) — Il sequestro di tutti i beni delle Congregazioni religiose e l’abolizione di tutte le mense Vescovili, che costituiscono una enorme passività per la Nazione, e un privilegio di pochi.

c) — La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra, ed il sequestro dell’85% dei profitti di guerra.