Dalmine, in chiesa un ritratto di Benito Mussolini

L’opera è stata realizzata dal pittore Vanni Rossi durante il Ventennio. Nella navata, tra due angeli, spicca il volto del Duce. La prova in un redazionale dell’Agenzia Stefani datato 1931

Dalmine, in chiesa il profeta Geremia è il ritratto di Benito Mussolini
L’opera è stata realizzata dal pittore Vanni Rossi durante il Ventennio

In quella zona della chiesa (volutamente) le luci sono sempre basse. Basta alzare gli occhi. Lassù, vicino agli angeli, invece di trovare il volto del profeta biblico Geremia c’è quello di Benito Mussolini. Più che una libera licenza d’artista, come quella che ha portato Andrea Mastrovito a dare il volto del Bocia al Cristo in croce nella chiesa del nuovo ospedale, forse nella chiesa di San Giuseppe, a Dalmine, durante il Ventennio, era andato in scena una sorta di «obbligo» per l’artista. A testimoniarlo è Roberto Fratus, storico barbiere di via Mazzini (sotto i portici realizzati dall’azienda) che tutti conoscono come archivio storico vivente della cittadina. «Quello è il Duce – si legge nel redazionale dell’Agenzia Stefani datato 1931, sfoderato dagli archivi segreti di Fratus -. Si tratta di un volto glabro, squadrato, vivo di luce negli occhi».

L’opera è stata realizzata dal pittore Vanni Rossi, nato nel 1894 a Ponte San Pietro. Nella navata, tra due angeli che sostengono la croce fra i 6 grandi profeti, spicca il volto di Mussolini seduto e piuttosto perplesso, assorto in chissà quali pensieri. Il pittore ha affrescato in tutta Italia almeno una trentina di cappelle, chiesette, e chiese parrocchiali, ma l’opera principale è proprio quella della chiesa di Dalmine, dove tutti gli affreschi interni sono suoi, incluso l’omaggio al fascismo che campeggia nel luogo sacro. A Dalmine, del resto, c’è poco da stupirsi. Fino a inizio Novecento il centro storico della cittadina era poco più di una contrada rurale, che ereditava forse il nome da persone emigrate da poco più a Nord: di Almè, probabilmente. E la pianta urbanistica moderna aveva iniziato a prendere forma nel 1906 con l’arrivo della Società Anonima Tubi Dalmine, ma soprattutto si era sviluppata durante il Ventennio fascista, con i progetti dell’architetto Giovanni Greppi.

Vittorio Ravazzini