In vendita l’armadio che custodì le spoglie di Mussolini

In vendita l'armadio che custodì le spoglie di MussoliniIn passato ha custodito, nel segreto del convento dei frati cappuccini, le spoglie di Benito Mussolini. Le ha custodite per una decina d’anni e dal 22 maggio potrebbe diventare un cimelio oppure tornare ad essere un mobile come tanti. L’armadio che ha custodito la cassa con le ossa di Benito Mussolini è infatti in vendita. A fare da intermediario sarà il negozio “Lo vendo per te” di Busto Arsizio, una bottega online che si occupa di fare da tramite fra il venditore e i potenziali acquirenti. Il 22 maggio su Ebay comincerà l’asta: la base sarà di 5.000 euro.

Il prezzo è stato stabilito dai proprietari, legnanesi, anche se forse sarebbe stato più saggio in questo momento partire da una cifra più bassa. Un armadio che è entrato davvero nella Storia, quella con la S maiuscola. Anzi che la accolse e la nascose. «Qui riposarono per undici anni le spoglie di Benito  Mussolini»: è questo il “certificato” che attesta la sua importanza.

Tutti conoscono, ciò che avvenne alla fine della Seconda guerra mondiale, dall’arresto di Mussolini fino all’episodio di piazzale Loreto. Quello che in pochi sanno, invece, è che cosa ne è stato del cadavere del  Duce dopo la sepoltura al cimitero Musocco di Milano. Numerosi furono i tentativi di profanazione di cui la tomba fu fatta oggetto. Questi atti  spinsero l’arcivescovo di Milano, Ildefonso Schuster, a intervenire per trovare una sistemazione segreta e mettere così la salma al riparo da possibili oltraggi. Fu scelto il convento dei frati cappuccini di Cerro Maggiore, dove il forziere con i resti del dittatore rimase, nell’assoluto  segreto, dal 25 agosto 1946 al 28 agosto 1957. Il motivo? Le malelingue spiegano questa scelta con il totale anonimato del paese. Padre Carlo da Milano, il frate che ricevette dal Cardinale Ildefonso Schuster in persona l’incarico di trovare una collocazione per le spoglie del Duce, conosceva bene il paese perché aveva trascorso  a Cerro Maggiore parte della propria infanzia e vi era tornato da adulto in qualità di insegnante nelle scuole superiori del convento. Quindi si fidava ciecamente di Cerro e dei frati cappuccini. Per undici anni la collocazione delle ossa di Benito Mussolini rimase  avvolta nel mistero. E il caso finì anche in Parlamento. Nel 1957 il ministero dell’Interno ordinò ai frati di riconsegnare la salma ai parenti e così l’armadio fu svuotato di quella cassa.

L’armadio era stato al centro di un gesto di amicizia di Romano Mussolini, figlio del Duce, nei confronti della famiglia di Angela Di Chirico. Una donna nostalgica del Duce aveva chiesto il mobile proprio ai legnanesi per regalarlo a Romano Mussolini, il quale decise però di lasciarlo in omaggio a loro. Un armadio vuoto e polveroso, apparentemente insignificante, al quale un foglio affisso all’interno attribuisce, al di là di ogni convincimento politico, un notevole valore storico, vista la vicenda di cui è stato  protagonista. E dal 22 maggio qualcuno potrà acquistare un pezzo di Storia.

Cristiana Mariani