Fascismo e avtarchia economica

L’autarchia è un assetto di Politica Economica che prevede l’autosufficienza, l’autogoverno e determina la chiusura commerciale, la limitazione dei trasporti, la limitazione delle oscillazioni del tasso di cambio anche per ridurre le influenze esterne.

Nella storia del XX secolo il periodo fascista ha applicato tale paradigma.

Il Fascismo fu un movimento politico-economico che ha caratterizzato l’Italia a partire dal 1919, il cui esponente era Benito Mussolini. Nel primo dopoguerra la situazione dell’economia italiana era drammatica, soprattutto per l’alta dipendenza dall’estero e le conseguenze del deprezzamento della lira.

Il regime fascista (1922-1943) implementò l’autarchia per limitare i contatti con l’estero e ridurre la dipendenza. Durante il periodo di affermazione del regime furono presi diversi provvedimenti: vennero riordinate le relazioni industriali, la libera contrattazione non incideva più sui salari, vennero aboliti i sindacati e al loro posto vennero create le “corporazioni”, le quali non avevano più soltanto il compito di garantire le relazioni industriali, ma assunsero una funzione politica e costituzionale.

Nel 1939 nel pieno dell’affermazione del Fascismo l’Italia divenne un’organizzazione fascista ed economica corporativa. Lo Stato in campo economico cercava di garantire sicurezza all’industria, diede vita ad una politica estera aggressiva e cercava di proteggere il mercato interno da situazioni che potevano risultare dannose. Durante il regime vennero create numerose organizzazioni come l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (I.R.I.), Istituto Nazionale Previdenza Sociale (I.N.P.S.), Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (I.N.A.I.L.).

Il 1931 fu un anno economicamente importante poiché fu annunciata la “vittoria sul grano” e per la prima volta l’Italia riuscì a soddisfare per intero il suo fabbisogno, senza dover ricorrere alle importazioni. Il raggiungimento di tale obiettivo insieme ad altri successi fu importante perché permise a Mussolini di dimostrare il prestigio della nazione, l’indipendenza dal resto del mondo.

La bilancia dei pagamenti continuava a mostrare un forte disavanzo e il regime voleva raggiungere il pareggio dei conti con l’estero e favorire il potenziamento dell’apparato produttivo interno; erano però necessari anche importanti investimenti; in questo periodo l’Italia si avvia verso un’economia autarchica.

Il piano autarchico fu realizzato attraverso il “Piano Regolatore” nel 1937; lo Stato si trovò di fronte ad enormi spese e dovette aumentare le imposte, attuando una riforma tributaria, introdurre imposte straordinarie e rivalutare le riserve auree.

In questi anni l’attività economica prevalente era quella industriale, che soppiantò l’agricoltura. Lo scoppio del secondo conflitto mondiale creò tensioni nel modello corporativo, pertanto fu necessario trasformare l’economia nazionale in una economia di guerra.

 

Fonte

Consultata in data 09.04.22