Edda Negri Mussolini: Sbagliata l’equazione Meloni-Fascismo

La nipote di Benito Mussolini: «Una volta un sindaco di centrosinistra, e lo sottolineo di centrosinistra mi disse: suo nonno fece tanto per l’Italia»

«Racconto i rapporti dei Mussolini che vennero dopo i Mussolini. I Mussolini dopo mio nonno, insomma». Edda Negri Mussolini, è la nipote del duce Benito Mussolini e di Rachele Guidi. Figlia di Anna Maria, quinta e ultimo genito del dittatore, e di Nando Pucci Negri, fu sindaco di Gemmano, nel Riminese dal 2009 e al 2013. «Ora però», racconta, «non mi occupo più di politica, indago la storia, in particolare quella legata alla mia famiglia in un periodo in cui fu ovviamente protagonista e non solo». E infatti il libro “I Mussolini dopo i Mussolini” è fresco di stampa dopo quello pubblicato nel 2015 e dedicato alla figura della nonna «Donna Rachele, uscito nel 2015. L’ho presentato 350 volte in Italia». E la stessa Edda Negri svela.

«Un o di centrosinistra a margine di una di quelle presentazioni. Mi disse che mio nonno fece tanto per l’Italia».

Edda Negri, “I Mussolini dopo i Mussolini”. Che cosa ha deciso di raccontare?
«È un libro che parla dei miei zii, dei miei cugini. Dei “Mussolini” che vennero dopo i miei nonni, insomma. In sostanza dei miei affetti familiari più vicini ai nostri tempi. Di rimando non vuole essere un libro storico tanto è vero che il sottotitolo è “un racconto di famiglia”: ne identifica il taglio. In sostanza racconto il rapporto tra i miei zii, il rapporto tra me e loro. Parlo di mia madre, di mio padre, della mia nonna paterna, una figura per me molto importante. Lo avete capito: racconto, insomma, la storia della famiglia dopo il nonno, a partire dal dopoguerra».

Chi erano e chi sono i discendenti di suo nonno?
«Nella tragedia di quell’epoca ebbi avuto la fortuna di vivere con le mie nonne, i miei zii a Carpena a Roma, a Riccione. Mi hanno raccontato quelle che erano la loro vita e la loro quotidianità. E quindi nel libro racconto la memoria della mia famiglia. Racconto di mio zio Romano che voleva fare l’archeologo e finì a fare il jazzista. Chi ha già letto quel libro, e parlo di cittadini comuni, ha ritrovato nei personaggi lo stesso profilo dei loro familiari. Persone normali. Per questo, dico, che ‘I Mussolini dopo i Mussolini’ non è un libro storico. Certo qualche aneddoto che si lega a tematiche politico-sociali c’è: per esempio di quando parlo di mia nonna che non ebbe la pensione fino al 1974, cioè fino all’età di 89 anni. Racconto anche la storia del pezzetto del cervello di mio nonno. Il cervello di mio nonno venne prelevato durante l’autopsia dopo la fucilazione. Gli americani chiesero un frammento al Cln, che poi venne restituito nel 1966 a mia nonna. Ho dovuto produrre le fonti ufficiali che dimostrano che è vero quello che ho scritto: documenti, certificati eccetera. Invece molti libri che sono stati scritti su mio nonno parlano di vicende tratte da fonti di cui neanche si conosce la precedenza».

Il suo cognome è ingombrante. Ha mai avuto difficoltà nel promuovere i suoi libri?
«Nel 2015 uscì il libro “Donna Rachele” e la promozione andò avanti per anni. Compresa la difficile era Covid ho avuto la fortuna di fare 350 presentazioni in Italia. Non sono state organizzate dalla casa editrice, fu il frutto di un fortunato passaparola tra associazioni, biblioteche ed amministrazioni comunali di centro destra e centro sinistra».

E ha un bel ricordo di presentazioni in comuni di centro sinistra?
«Tantissimi. Non dirò il nome ma una volta un sindaco di centrosinistra, e lo sottolineo di centrosinistra mi disse: ‘suo nonno fece tanto per l’Italia’. Rimasi sorpresa. Gli chiesi di che partito fosse. Mi rispose: “Partito democratico”. Tempo fa toccò a un sindaco di Rifondazione Comunista: mi chiese di presentare il libro e quando ci incontrammo mi stupì: ‘sua nonna era una donna con gli attributi’, disse. Ed era sincero».

Edda Negri Mussolini, sia sincera. Ha paura che torni il fascismo? Ha paura che nel governo che sta per nascere ci siano suggestioni fasciste?
«No. Da allora, dal ventennio, è cambiato il mondo, è cambiata la cultura, sono cambiati i tempi. È anacronistico pensare che possa tornare il fascismo. Certo c’è questa paura derivata da un’equazione: “Giorgia Meloni = Fascismo”. Ma le cose non stanno così».

E questa destra le piace?
«Me lo chiedete in tanti, ma io faccio un altro mestiere. In questo momento mi sto concentrando molto sulla storia, sulla storia italiana e in particolare un periodo storico in cui la mia famiglia era al centro per ovvi motivi e su quel che accadde dopo quel periodo. Risposta scontata: non parlo di politica”. Però ho un suggerimento che qualcuno può cogliere».

Quale?
«Suggerisco a tutti di guardare la storia e il presente con obiettività. Suggerisco di non cercare vendetta e non odiare. Come mi ha insegnato mia nonna. Invece spesso l’atteggiamento è all’opposto. Mi ritrovo a leggere sui social, nei miei confronti frasi che inneggiano a Piazzale Loreto, minacce di persone che millantano di volermi venire a prendere sotto casa. Chi mi conosce lo sa. Io verso gli altri non ho mai pronunciato o scritto parole d’odio. Cerco sempre di dialogare e rispettare tutti. Mia nonna dialogava con gente di sinistra e di destra».